Alterità. Altro. Diverso. Sono queste le prime parole che vengono in mente quando si cerca di fare un discorso sui migranti o su chi ha una cultura differente dalla nostra. Noi e Loro. La nostra soggettività e a volte presunta superiorità ci impedisce di adottare nuovi modi di viaggiare e di vedere e abitare i luoghi in cui viviamo.

 

Per questo abbiamo bisogno di disorientarci, di cambiare prospettiva. E di scoprire come ciò che diamo per scontato e che fa parte della nostra quotidianità, come la nostra città, possa apparire improvvisamente estraneo e rivelare legami inediti con luoghi in cui non avremmo mai pensato di ritrovarci.

 

Ma c'è di più e per questo abbiamo deciso di intraprendere un duplice viaggio: in un primo tempo impareremo a guardare la nostra città, Palermo, attraverso la geografia emozionale di chi vive l’esperienza del dislocamento. In un secondo tempo saremo noi a intrecciare il nostro percorso con le memorie e i racconti dei nostri interlocutori, spostandoci da Palermo verso lo Sri Lanka.

 

La comunità Tamil sarà complice del nostro folle progetto. Si tratta infatti di una delle più numerose della città di Palermo, uno dei tanti luoghi in cui si è condensata la diaspora di questo popolo. I tamil, però, continuano a coltivare il proprio senso dell’abitare e la loro identità anche a distanza, creando una rete transnazionale di cui fanno parte persone comuni, intellettuali e attivisti.

 

Come faremo? Chiederemo ai Tamil di donarci un luogo: un monumento, una casa, una strada, una spiaggia, un negozio, ma anche un amico, un parente e, perché no, un evento a cui partecipare o un gesto da compiere. In questo modo, ripercorreremo lo Sri Lanka attraverso la geografia dei loro ricordi, traumi e desideri che ci permetteranno di vivere, attraversare e conoscere le radici del loro movimento e di comprendere i cambiamenti che il Paese sta attraversando.

 

In questo arzigogolato parlarsi e guardarsi accanto, insieme, reciprocamente anche se non identicamente corrispondenti, i frammenti dei nostri pensieri si intrecceranno con quelli dei nostri interlocutori di partenza ma anche con chi condivideremo l’esperienza dell’arrivo.

 

Nuovi incontri saranno nuove indicazioni, direzioni, suggestioni da seguire da cui prenderà forma una nuova storia, una mappa caotica e ingarbugliata, capace di far affiorare altre narrazioni.

Otherness. Other. Deviant. These are the first words coming to mind when western people try to argue about migrants or anyone who has a different culture. Them and Us. Our subjectivity, and sometimes our supposed superiority, prevent us to adopt different ways of seeing and inhabiting the places where we live.

 

 

This is why we need to disorient ourselves and to change our perspective. In so doing, we might try to discover that what we commonly practice and take for granted, like our city, can suddenly become alien to us while disclosing connections with places and people where and with whom we would never imagine to gravitate.

 

 

However, there is much more at stake. This is why we are going to embark on a dual journey: at first, we are training to discover our city, Palermo, through the emotional geography of those who live the experience of displacement. In a second step, we’ll then intertwine our reflexive and subjective paths with the memories and stories of our interlocutors, moving from Palermo to Sri Lanka.

 

The Tamil community is complicit in our crazy project. It is in fact one of the largest diasporic communities in Palermo who is continuing to cultivate, even if at a distance, their own sense of dwelling and their identity, by creating a transnational network which includes ordinary people, intellectuals and activists.

 

 

How are we going? We will ask the Tamils to donate us a place: a monument, a house, a street, a beach, a shop, but also a friend, a relative, and, why not, an event or an act to perform. In this way, we are going to remap Sri Lanka through the geography of their memories, trauma and desires which will lead us to travel, move and learn about the country through the roots of their movement. Further, we'll try to understand the changes that the country is going through.

 

 

In this convoluted dialogue and relational game of looks, where we are mutually tied though not identically matched, the fragments of our thoughts are intertwined with those of our former interlocutors in Palermo but also with those we are going to share the experience of arrival.

 

 

New encounters imply new indications, directions, suggestions to follow from which a new story can be shaped – a chaotic and puzzled map – sensible to bring out other and new narratives.